Che cos’è l’usabilità dei siti web

Secondo la definizione data dalla norma ISO 9241,
l’usabilità è il “grado in cui un prodotto
può essere usato da particolari utenti per raggiungere
certi obiettivi con efficacia, efficienza e soddisfazione in uno
specifico contesto d’uso.”

La normativa ISO 9241 è del 1993 e si riferisce ai
prodotti informatici in genere. Tuttavia l’usabilità
è un concetto molto precedente ed esteso: nasce negli
anni 60 nell’ambito dell’ergonomia
in relazione a qualunque
interazione uomo-artefatto. In seguito trova maggior
fortuna proprio per i prodotti a base informatica (soprattutto i
software), nel settore dell’ergonomia cognitiva. In questo
specifico settore dell’ergonomia si studia il modo in cui un
utente si costruisce un modello mentale del prodotto che sta
usando, e si crea perciò determinate aspettative sul suo
funzionamento. Compito degli studi di usabilità è
fare in modo che il modello mentale di chi ha progettato il
software
(design model), da cui deriva il suo reale
funzionamento, corrisponda il più possibile al modello
mentale del funzionamento del software così come se lo
costruisce l’utente finale
(user model).

L’usabilità nasce dunque soprattutto come ausilio
alla progettazione
, e si applica in particolare alle
interfacce. E’ con l’interfaccia di un software, infatti, che
l’utente si relaziona. Ad ogni sua azione l’interfaccia
proporrà un risultato, un cambiamento di stato. Poco
importa, ai fini dell’usabilità, come l’interfaccia sia
giunta a quello stato, attraverso cioé quali meccanismi di
programmazione, che rimangono racchiusi in una vera e propria
scatola nera impermeabile all’utente.

Va sottolineato che l’usabilità ha senso solo in
presenza di un utente
e di una relazione d’uso, e non esiste
nel prodotto in sé. Le tecniche di usabilità
tentano dunque di porre al centro dell’attenzione progettuale
proprio l’utente. Può sembrare un dettaglio da poco, ma
non lo è. In realtà sembra ovvio che il prodotto,
siccome deve venir usato da un utente, venga progettato per
lui.

Invece, dato che fino a tutti gli anni 70 il computer
non era un prodotto di massa, i principali utilizzatori dei
prodotti software finivano per essere gli stessi progettisti

o persone esperte con una formazione simile ai progettisti. Di
conseguenza l’usabilità era un problema assente (o meglio
implicito): se uno sapeva progettare un software, sapeva anche
usarlo. Design model e user model coincidevano.

Tale problema è invece emerso dapprima negli anni 80,
con la diffusione delle tecnologie informatiche a livello di
ufficio e di famiglia, ed è definitivamente esploso negli
anni 90, con la diffusione del personal computer. Improvvisamente
gli utenti finali del software (ma naturalmente anche
dell’hardware) non erano più i progettisti. Ora il
mercato imponeva di vendere macchine e programmi a chiunque. E
“chiunque” NON era un esperto di informatica.

Il seme che avrebbe consentito l’utilizzo del computer a masse
di utenti inesperti fu gettato dal Macintosh, il primo
computer con un sistema operativo completamente visuale, basato
sulla metafora della scrivania e dello spostamento intuitivo
degli oggetti. Il cambiamento fu epocale. Macintosh si impose
come computer user-friendly, orientato all’uso da parte di
persone completamente a digiuno di informatica. Poco dopo
Windows riutilizzò la metafora con una politica di
vendita molto pù decisa,
addirittura aggressiva. Oggi
Windows è sulle nostre scrivanie, e tutti i programmi che
utilizziamo presentano un’interfaccia di tipo visuale,
metaforico. Non serve essere dei superesperti per farli
funzionare.

L’usabilità, dunque, trionfa? Non proprio, ma il
discorso per il momento esula dai nostri fini. La cosa più
importante, comunque, è che i progettisti abbiano
iniziato a spostare l’attenzione sull’utente finale
, e che
questo sia avvenuto (non senza grosse difficoltà) solo dal
momento in cui tale utente-utilizzatore non era più un
esperto di informatica.

Con l’avvento di Internet e la proliferazione dei siti web, il
problema dell’usabilità sta iniziando a spostarsi sul
nuovo dominio, dove naturalmente dovrà tener conto delle
caratteristiche dell’interazione, in qualche caso anche molto
diverse da quelle tipiche del software: se un software viene
normalmente usato dopo esser stato acquistato
, un sito web
prima viene usato, e solo se l’uso risulta soddisfacente
può dar vita ad una transazione ed eventualmente ad un
guadagno.
Ne consegue che, se entro certi limiti
l’usabilità nei software è un problema che incide
relativamente sui guadagni, nei siti web è determinante,
perché è condizione preliminare al realizzarsi
stesso del guadagno.

Così i problemi da porsi sono: a cosa serve un
determinato sito web? Chi lo userà e cosa si
aspetterà di trovarci
? Le stesse domande che guidano
tutto il progetto e anche la stesura dei contenuti. Gli esperti
di usabilità interagiscono quindi con la progettazione
di un sito
in ogni fase della timeline di realizzazione:
dalla definizione degli obiettivi alla costruzione dei contenuti,
per andare in definitiva a incidere sull’interfaccia finale (che
dipende da tutti questi e da tutti gli altri fattori coinvolti
nel progetto). Se in alcuni casi questo può portare anche
ad un ripensamento dell’information design e di alcuni meccanismi
di programmazione, tale risultato emergerà esclusivamente
attraverso l’interfaccia.

La natura del web pone però un problema nuovo
all’usabilità, assente nel campo del software.
Poiché l’interfaccia di un sito ha anche compiti di
comunicazione della brand identity
, e più in generale
di immagine, l’usabilità oltre che con le
funzionalità di un sito deve fare i conti con il
design
, inteso appunto nel senso di veicolo d’immagine. Il
rapporto pare tutt’altro che semplice, perché si tratta di
conciliare due logiche di lavoro opposte. Orientata ad una
pragmatica standardizzazione che salvaguardi la
funzionalità, quella dei guru dell’usabilità
estrema; tutta concentrata al valore dell’innovazione come
attributo di un design seducente, anche a rischio di perdere in
usabilità, quella di alcuni art director e web
designer.

Sarebbe troppo facile cavarsela dicendo che la verità
sta nel mezzo.

Il rapporto fra usabilità ed estetica ricorda
molto di più il dibattito in corso all’interno del design
industriale (così com’è discusso in “Dall’oggetto
all’interfaccia” di Gui Bonsiepe, Feltrinelli ’93) che il
tradizionale campo del software engeneering, del tutto avulso da
tentazioni estetiche.

Questo sito nasce anche per dare voce e luogo a questo
dibattito, e ai molti che non riusciamo per ora ad
immaginare.