I pilastri dell’Agenda Digitale

Nel numero di Nòva del Sole 24 ore del 16 febbraio 2014 diversi interventi segnalano il percorso intrapreso per attuare l’Agenda Digitale italiana (implementazione dell’omonimo piano europeo che arriva fino al 2020). Almeno sulla carta, mi pare una strada sensata e corretta.

In particolare, Alessandro Longo, nel segnalare che questa strada è tipicamente italiana e ci differenzia dagli altri Paesi europei (anche perché abbiamo un ritardo strutturale da colmare) descrive i 3 progetti preliminari su cui si sta lavorando e che sono propedeutici a tutto il resto:

  1. L’identità digitale: Un modo univoco per essere identificati nel mondo digitale della PA e per accedere a servizi con un’unica password. Questo richiede degli standard che siano seguiti da tutti i servizi sparsi sul territorio.
  2. L’anagrafe unica: un unico “deposito” che dia accesso e visibilità a tutti i dati delle anagrafi che ora sono sparsi e gestiti da molti enti anche locali, in modo che si possa conoscere e aggiornare tempestivamente ogni informazione che riguardi i cittadini, evitando così di dover riprodurre informazioni in luoghi diversi, affidarsi ad autocertificazioni, richiedere dati fra enti, ecc.
    Questo è uno dei grandi colli di bottiglia della PA digitale, responsabile di molti disservizi attualmente esistenti non solo online, ma anche nel mondo fisico. Le linee guida dovrebbero essere emanate attraverso un decreto attuativo entro maggio 2014 e la consegna e normalizzazione/unificazione dei dati concludersi entro il 2015. Vedremo.
  3. La fatturazione elettronica: in modo che si sostituiscano, nei rapporti con la PA, tutte le fatture cartacee. Questo dovrebbe rendere più tracciabile il flusso di clienti e creditori, consentire risparmi e ottimizzazioni.
    Dal 6 giugno di quest’anno scatterà l’obbligo di fattura elettronica se si vuol essere pagati dalle PA centrali, mentre entro il giugno 2015 dovrebbe estendersi anche alle PA locali.

La centralizzazione del dato

Sullo sfondo, Francesco Caio, attuale commissario per l’Agenda Digitale, sottolinea come ogni realizzazione in questo settore debba necessariamente passare per una centralizzazione del coordinamento del dato informatico. E’ impensabile fare passi avanti nell’attuale babele di banche dati sparse sul territorio con formati e strutturazione dei dati le più diverse. E’ necessaria una standardizzazione nazionale. Poi sarà a carico dei singoli gestori garantire l’interfacciamento con lo standard per ottenere finalmente una piena interoperabilità dei dati.

Questi sono obiettivi minimi e del tutto sensati: senza il loro raggiungimento ogni idea di Agenda Digitale è destinato a infrangersi contro muri di gomma, quelli con i quali spesso ci troviamo a confrontarci già ora.

C’è da aggiungere un dettaglio: Francesco Caio è a scadenza di mandato il prossimo marzo. Non sappiamo se tale attenzione sul Sole 24 ore a questi temi, con interventi diretti dello stesso Caio, siano un modo per sponsorizzarne la riconferma.

I governi cambiano, le (buone) idee devono rimanere

Ma è indubbiamente necessario domandarsi: che accadrà con il neonato governo? Al di là dei singoli ruoli e di singole nomine, l’unica cosa che non possiamo permetterci è di ricominciare tutto ogni volta. Su molte cose si può discutere. Del discorso di Caio per esempio mi convince meno il parere obbligatorio dell’Agenzia Digitale su tutte le norme che hanno impatto sulla materia: benché sia logica conseguenza di un’esigenza di coordinamento nazionale, non si può non vedere il rischio di dirigismo o addirittura di veto su progetti che non incontrano il gradimento di specifici settori magari temporaneamente rappresentati nell’Agenzia; ma può darsi intenda male e mi sbagli. Meglio sarebbero linee guida chiare che vincolino le nuove norme, ma lascino anche la libertà di innovare laddove ce ne fosse la necessità.

In ogni caso, la strada sopra indicata va portata avanti, in attesa di arrivare a incentivare e le pratiche di progetto centrate sull’utente, miranti ad una elevata usabilità e facilità d’uso e a verifiche misurabili dell’esperienza utente (ne parliamo e vi incoraggiamo a segnalare problemi sulla pagina Facebook di Semplificazione Digitale). Certamente, senza interoperabilità dei dati e alcuni metodi condivisi di interagire con la PA, i progetti usabili non saranno mai sufficienti.

La buona notizia è che basterà aspettare maggio o giugno per capire quale strada prenderanno queste buone intenzioni.

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