Homepage Usability

cover del libroJakob Nielsen ci presenta la sua ultima fatica: una specie di vademecum per costruire home page. E per le pagine interne? Pazienza, basta aspettare la prossima strenna dell’ingegnere danese. Scherzi a parte, il libro si presenta come non è il suo sito: vivace, accattivante, con una grafica ricercata (e difficilmente fotocopiabile, mi suggerisce un malizioso amico…). Quasi un libro di design. Che sia il tentativo di recuperare un po’ di terreno nei confronti dei designer che lo vedono come la peste? Il nuovo accordo fra Macromedia e NNgroup per la valutazione del nuovo pacchetto Flash MX (ne parleremo prossimamente su Usabile.it) sembra indicare che sia questa la priorità strategica del momento per il guru dell’usabilità.

Sia come sia, il libro merita qualche considerazione importante. Anzitutto è diviso in due parti: nella prima vengono elencate ben 113 linee guida per la costruzione di homepage. Nella seconda, vengono presentate le analisi di 50 home page di lingua inglese commentate da Nielsen, complete di statistiche sull’uso dello spazio e sulla posizione degli elementi (navigazione, logo, contenuti) nella pagina.

Tutto molto interessante, naturalmente. Se non fosse che Nielsen è lo stesso autore che nel 1994 propose il Discount Usability Approach, nel quale proponeva un metodo semplificato di valutazione dell’usabilità per ridurne i costi nel ciclo di progettazione. Soprattutto software. Uno dei motivi che, diceva, lo spinsero a proporre questo metodo (che prevedeva le famose 10 euristiche di Nielsen), era anche quello di semplificare la vita ai progettisti: all’epoca pullulavano le linee guida per la progettazione software, ve ne erano più di 1000, e risultava spesso difficile o impossibile rispettarle tutte, e contemporaneamente. Meglio 10 semplici principi euristici: i suoi.

Oggi, 8 anni dopo, la NormanNielsenGroup produce regolarmente linee guida per i più disparati usi: dall’e-commerce, alle mappe dei siti, ai siti per bambini, alle homepage. Sommando queste linee guida e le altre che verranno, si supera facilmente il numero di quelle che Nielsen voleva eliminare.

Lascio a voi altre considerazioni su questo aspetto. Torno al libro per notare con perplessità un’altra capriola metodologica del nostro autore e della sua collega Marie Tahir: nel libro non si fa menzione ad una – dicasi una – osservazione empirica (con soggetti) delle home page. Si parla genericamente di ‘review’, nell’originale americano, che suona tanto come: ‘ci siamo messi a tavolino, e, sulla base della nostra esperienza, abbiamo fatto un brainstorming per fare le pulci alle pagine…’

Il che è un metodo valido, senza dubbio: abbiamo già detto che i costi dei soggetti sono a volte troppo alti, e certe analisi possono comunque contribuire a semplificare il lavoro dell’analista di usabilità. Ma la cosa curiosa è che qui le linee guida (che dovrebbero essere la summa dei risultati di diverse osservazioni di utenti alle prese con i siti) sono derivate dalle analisi, e non il contrario! E’ lecito compiere analisi sulla base di linee guida che hanno dimostrato efficacia empirica: ma quale efficacia empirica dimostrano le 113 considerazioni di Nielsen e Tahir, se sono state desunte dalle loro stesse analisi?

D’altra parte, coerentemente, gli autori si guardano bene dal dare una priorità alle linee guida: su 113, è ben lecito aspettarsi che alcune siano più importanti di altre. Invece no. Infatti, come si sarebbero potute definire tali priorità, in assenza di indicazioni empiriche?…

Il libro di Nielsen assomiglia così al trattato di quei dottori che diagnosticano le malattie senza visitare i pazienti, sulla base dell’esperienza, costruita magari attraverso centinaia di diagnosi senza visita…

Non c‘è dubbio che il libro contenga un sacco di osservazioni intelligenti e interessanti: la capacità analitica di Nielsen non sembra appannata. Ma dal punto di vista della validità, queste linee guida non sono più valide di considerazioni semiotiche, linguistiche, o di qualsivoglia natura. La forza dell’usabilità rispetto a queste discipline sta invece proprio nella verifica sperimentale o osservativa, comunque empirica, dei problemi. Tutto ciò che manca (o che ci si è dimenticati di inserire…) in questo libro.