Nonostante io mi aspettassi grandi cose, data la stima per l’autore, la lettura di questo libro ha superato le mie aspettative.
A differenza della maggior parte degli altri testi sull’accessibilità, il libro di Diodati non si limita infatti a ripercorrere la normativa internazionale o nazionale, ma offre per ogni argomento i risultati di prove personali con strumentazioni assistive e con esempi di codice differenti. Alla fine il lettore ne esce non con una serie di prescrizioni da rispettare, ma con un quadro ampliato della materia, dove i pregi e i limiti delle normative si chiariscono. Sarà in grado di applicare direttamente molte soluzioni pratiche, capendo nel frattempo perché lo fa e quali conseguenze comportano le soluzioni adottate. Anche dove le leggi o le norme non ne tengono conto.
Un esempio del livello di dettaglio e di esame delle tecniche di codice che potete trovare nel libro di Diodati è la discussione nel capitolo 17 sulle liste di definizione (DL). Questi elementi html contengono definizioni e descrizioni di termini (DT e DD), che possono essere associati in relazione uno a molti o molti a molti.
Diodati nota però che, sebbene la relazione uno a molti (un DT per molti DD) sia lecita, i lettori vocali di schermo usano leggere questa marcatura premettendo un “uguale” prima della definizione. Per cui in presenza di questa marcatura:
<dl>
<dt>alberi</dt>
<dd>pino</dd>
<dd>abete</dd>
<dd>cipresso</dd>
</dl>
Avremmo la seguente lettura:
alberi = pino
= abete
= cipresso
Se questo modo di leggere il codice sia adeguato al vostro caso e crei o meno problemi ai ciechi, ovviamente dipende dalle situazioni: ma per progettare è importante tenerne conto.
Un tale livello di approfondimento anche empirico delle tecniche (ripetuto per praticamente ogni argomento trattato, compreso Ajax, l’uso di flash, e ogni problema di marcatura esistente) non si trova francamente in nessun testo. La maggior parte dei libri sull’accessibilità si accontenta di ripercorrere in maniera pedissequa le normative esistenti, e di sintetizzarle in prescrizioni, indipendentemente dalla compatibilità di queste tecniche con browser o strumentazioni assistive. Ciò che ha sempre reso di fatto l’accessibilità reale (i problemi pratici delle tecniche accessibili) distante da quella teorica, contenuta nelle norme.
Questo libro (assieme a quello di Joe Clark) getta finalmente un ponte fra i due mondi. Un ponte che non risolve tutti i problemi, ma che traccia un metodo di lavoro che dovrebbe essere di esempio a tutti gli altri autori. Quello di confrontare le norme con gli strumenti pratici e il supporto da parte dei programmi utente.
Un ulteriore plus del libro è l’impeccabile stile con cui è scritto: un italiano non solo accessibile, ma persino avvincente. Una tale soddisfazione a leggere un libro di informatica mi mancava da parecchio tempo.