Rispetto a Google Documents, il concorrente Zoho Writer (applicazione di word processing online da 1 milione di utenti nell’agosto scorso secondo Compare.com) ha sempre avuto un’interfaccia un po’ più piena e somigliante alla bottoniera di Word.
- La precedente versione della bottoniera di Zoho Writer
Di fatto, come vedremo, il suo modello di business basato sulla sottoscrizione di piani a pagamento per le sue applicazioni web è particolarmente orientato ad utenti Windows, sia per il look & feel della sua interfaccia sia, almeno in parte, per alcune caratteristiche di funzionamento.
Le novità introdotte dalla versione 2.0 e commentate sul blog riguardano proprio questa pulsantiera:
- Si può notare che, per ridurre il numero di bottoni presente nella vecchia toolbar, abbiano adottato un approccio a schede (o tab):
- a seconda del contesto che si vuole adottare, in diversi tab esistono diversi bottoni, fatti salvi alcuni bottoni di base che rimangono sempre disponibili.
- La nuova versione della bottoniera di Zoho Writer, con le linguette delle schede che attivano bottoni diversi in base al contesto
Dal Ribbon e ritorno
Questa soluzione ricorda molto il Ribbon di Microsoft Office, che cambia toolbar a seconda del contesto, ma la rende più “naturale”, usando un’interfaccia a schede che dovrebbe essere probabilmente più comprensibile.
- L’interfaccia del Ribbon in Microsof Office: diversi bottoni si succedono nella pulsantiera cliccando su diversi contesti (home, insert, design, ecc.).
L’interfaccia a schede di Zoho, oltre a ricordare il Ribbon, ha una felice intuizione: cliccando su un angolo della scheda compare un menu a discesa che consente di selezionare i bottoni di quella scheda senza spostarsi, senza cambiare contesto.
- La tendina a discesa che si attiva cliccando un angolo della linguetta delle schede (o tab) in Zoho Writer.
La soluzione è interessante per vari motivi:
- Unisce spunti che vengono da fonti diverse: dal Ribbon di Office (che modifica i bottoni in base al contesto selezionato proprio con delle linguette simili a queste, e che è l’ispirazione più diretta) e dai menu a discesa tradizionali; è possibile che così si riescano a comunicare le funzionalità – in modi diversi – a due tipi di utenti abituati a quelle interfacce. In tal modo, sia gli uni che gli altri possono apprendere più facilmente l’interfaccia.
- Viene eliminato del tutto l’uso precedente dei link assieme ai bottoni: la stessa funzione viene ora svolta da oggetti simili, facendo acquistare coerenza all’interfaccia.
L’esempio è significativo perché dimostra il lavoro di modifica progressiva, continuativa, delle interfacce delle applicazioni web, che grazie al modello di fruizione basato sul servizio (Software as a Service, SaaS) possono apportare modifiche leggere e costanti al proprio software piuttosto che grandi rivoluzioni, senza il bisogno di convincere gli utenti a comprare la nuova versione perché è fruita via web (abbiamo già parlato di queste caratteristiche delle applicazioni web). E’ al contempo evidente il tentativo delle interfacce web di avvicinarsi a quelle desktop, qui in particolare a quelle Windows, ispirandovisi per il look & feel e per le convenzioni d’uso degli oggetti principali, simili a quelle note nei sistemi in uso sul desktop. In questo modo si spera di rendere l’applicazione più familiare e facilitare il trasferimento di utenti.
Come meticciare l’interfaccia
Si noti anche che vi sono delle somiglianze fra il modo in cui funzionano i menu a discesa sulle schede in Zoho e il modo in cui funziona un widget molto simile nei menu della versione più recente di WordPress, ridisegnata dopo un lungo percorso fatta di test di usabilità a New York di cui si trova traccia in questo report in PDF. Le somiglianze però sono solo parziali, e testimoniano che questo uso dei menu può essere utile, ma è tutt’altro che standard e consolidato.
- Anche in WordPress 2.7 cliccando su un angolo del tasto del menu si apre una tendina con le voci di secondo livello, senza fisicamente cambiare pagina.
Anche Googe Documents (applicazione web concorrente a Zoho Writer) ha ridisegnato da tempo la gestione dei tag, facendola assomigliare di più alle cartelle del file system: i tag non venivano probabilmente capiti chiaramente dagli utenti. Al tempo stesso è stata ridisegnata pure la grafica dell’intero foglio di lavoro, probabilmente anche con un occhio al look & feel dei prodotti concorrenti.
Queste evoluzioni indicano che le metafore di successo vengono replicate anche in ambienti diversi, e vengono usate anche per rassicurare e tranquillizzare gli utenti che già quelle convenzioni conoscono.
Alcune evolvono per assumere significati e funzioni diverse. Ad esempio, nelle interfacce desktop le schede di solito non aprono un menu a discesa. Niente però vieta di immaginare che questa soluzione possa essere adottata in futuro anche da sistemi operativi e applicazioni, se si rivelerà utile e compresa dagli utenti.
Ma la cosa forse più interessante è che le “ispirazioni” di interfaccia, sia sui widget e sul loro funzionamento, sia il look & feel vengono usate per scopi di comunicazione, e non solo di interazione. Il fatto che Zoho e Google Documents adottino scelte anche solo grafiche in parte conosciute e viste dagli utenti su applicazioni desktop, significa che queste scelte servono a comunicare con quegli stessi utenti.
L’interfaccia è una convenzione culturale
Questo spiega anche perché non esiste l’interfaccia perfetta: l’interfaccia è una costruzione sociale e culturale. Rispecchia cioè esigenze, visioni, modelli mentali di uno specifico periodo. Le stesse convenzioni in uso cambiano (e perciò un approccio basato esclusivamente sulle linee guida o sulle convenzioni è monco). Non si può mai dichiarare chiusa un’interfaccia solo perché sta funzionando: il mondo attorno suggerisce nuovi usi e nuovi strumenti, che vengono adottati e modificano anche le aspettative delle persone che li usano e li useranno. E’ nel delicato equilibrio fra le innovazioni e il rispetto di convenzioni riconoscibili che si muove il progettista. Ed è in queste scelte che il confronto con gli utenti (come nel caso di WordPress o di Google, che sappiamo per certo svolgano test di usabilità, mentre non abbiamo idea di come proceda l’aggiornamento dell’interfaccia di Zoho) si rivela così importante per identificare le innovazioni migliori.