Se ne va la direttrice dell’Agid. E le politiche digitali italiane continuano a impantanarsi

Alessandra Poggiani si è dimessa dalla direzione dell’Agid, l’Agenzia per l’Italia Digitale, l’ente che ha il delicato compito di coordinare e attuare gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea.

La ringraziamo per la scelta di tempo: ancora qualche giorno e avremmo pensato ad un pesce d’aprile. Era infatti in carica da meno di un anno (scorsa estate).

Rassicurati dalla serietà della decisione, ci chiediamo che fine faranno i progetti – piuttosto importanti – come quello di un portale del cittadino, che avrebbe dovuto essere centrale per la strategia governativa, in partenza in questi mesi.

Magari l’Agid è come il Belgio, che senza governo ottiene risultati ancora migliori. Ma magari no. E i recenti passaggi governativi sul digitale sono purtroppo costellati di figuracce, e altre se ne paventano:

  • Il caso Verybello, su cui si è già detto a lungo, ma su cui il Ministro Franceschini non ha ancora dato chiarimenti fondamentali.
  • Il caso della Posta Certificata gestita dall’Agid, scarsamente utilizzata e dunque in perdita, anche perché classico antipattern di service-design: un servizio digitale che per essere adottato richiede un procedimento più oneroso in termini di tempo e di passaggi del procedimento tradizionale (il richiedente doveva fare una richiesta online ma poi recarsi fisicamente in posta per l’attivazione…), peraltro con uno standard non condiviso e secondo alcuni già obsoleto.
  • La prossima estensione (dopo il 31 marzo) della fatturazione elettronica verso le PA anche agli enti locali, che molti già preannunciano caotica sia per l’adozione di uno standard datato che di modalità di conservazione onerose.

Il sospetto di una fuga tattica viene. Ma sono certamente retropensieri.

Si vocifera da tempo di un “accentramento” di alcune delle funzioni dell’Agid a Palazzo Chigi. Sarà un bene? Sarà un male? Saranno solo voci?

Qualunque cosa sia, l’Agenda Digitale italiana ha da tempo bisogno di un deciso restart. O forse anche solo di uno start, visti i magri risultati. Ma anche di una consapevolezza: non ci possono essere restart eterni. A furia di cambiare strategia, direttori, allenatori, si rischia di aspettare una vita a infilare il prossimo triplete.

Specie se un triplete, poi, non lo si è nemmeno mai ottenuto…

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