Perché “facile da usare” non è uguale a “facile da capire”

Le scale a chiocciola hanno sempre un problema: se quando si sale qualcuno scende, uno dei due deve abbandonare il corrimano, che tipicamente sta da una parte sola, obbligando a un’esperienza equilibristica poco piacevole.

Il problema è in realtà stato risolto da parecchi secoli: basta costruire una scala a chiocciola a doppia elica, in modo che le due rampe, sfasate di 180 gradi, siano del tutto indipendenti. A quel punto una può essere usata per salire, l’altra per scendere, e i due flussi non si incontrano mai, passando uno sopra la testa dell’altro.

L’esempio più famoso è quello del castello francese di Chambord, dove pare che a progettarla sia stato nientemeno che Leonardo da Vinci. chiamato a lavorarci ma morto nel 1519, proprio nell’anno in cui sono iniziati i lavori di costruzione. Fra i suoi appunti furono trovati molti studi sulla doppia elica, implementati evidentemente dal suo successore.

In realtà già Leon Battista Alberti aveva previsto, alcuni decenni prima, una soluzione simile per la Chiesa di S.Andrea di Mantova, che però ebbe un iter costruttivo piuttosto accidentato.

La soluzione è anche presente nel Pozzo di S. Patrizio ad Orvieto, dove serviva per agevolare il carico e scarico di merci, che potevano seguire percorsi distinti senza intralciarsi negli spazi angusti dei percorsi.

Per il pubblico la soluzione è meno nota, ma è implementata per salire e scendere dalla torre panoramica del Castello di Lubjiana. Funziona molto bene, salvo che per un particolare: pochi capiscono subito come si usa!

Una volta in uso, è tutto semplice. Delle frecce sui diversi piani aiutano a capire in quale verso andare. Ma all’inizio molti sono confusi. Basterebbe forse progettare un percorso guidato nell’atrio d’accesso. Ma il caso ci illustra la differenza fra cosa è “facile da capire”1 e cosa “facile da usare”:

  1. Le scale del castello di Lubjiana sono difficili da capire, all’inizio, ma…
  2. …una volta capito da che parte andare, il loro utilizzo non provoca errori, è efficace ed efficiente (si sale o scende in minor tempo, non trovando ostacoli in senso inverso).

Sui siti è lo stesso. Alcune volte i problemi sono di comprensione di cosa si può o non si può fare. O anche solo di come cominciare. Poi, magari, una volta capito come il sito funziona, si scopre che una certa procedura è semplice e logica. Ma solo gli utenti che ne hanno veramente bisogno — o ne sono costretti — si prendono la briga di superare gli ostacoli iniziali.

Spesso i progettisti e i redattori non si rendono assolutamente conto che le persone non capiscono ciò che viene presentato fin dalla home page.

Gli interventi per migliorare la comprensibilità sono in parte diversi da quelli per migliorare una procedura d’acquisto. E per valutarli si usano metriche diverse. Vanno verificate entrambe le cose: se il sito è facile da usare, ma anche, prima, se è facile da capire!

Nel nostro workshop spiegheremo quali strumenti ci sono per valutare la comprensibilità rispetto alla facilità d’uso, e quali metriche adottare.

1 In inglese si distingue il termine “learnability”, che potremmo tradurre come “facilità di apprendimento”. Il termine è un po’ ambiguo, perché potrebbe ricordare l’apprendimento di concetti complessi, o i problemi dell’apprendimento, che sono cose ben distinte. “Facilità iniziale a apprendere come si usa”, potrebbe essere la traduzione più adeguata, benché al costo di un’orribile perifrasi.

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